Visar Zhiti
Poeta albanese
Stralci da sue biografie apparse nei libri pubblicati
in Italia
Visar Zhiti è nato a Durrës (Durazzo) nel
1952. Laureato in letteratura esordisce giovanissimo in poesia sulle più
prestigiose riviste letterarie albanesi. Nel 1979 cade sotto le grinfie
del Sigurimi, la famigerata polizia politica, e della censura i cui esperti
tra l'altro scrivono «Influenzato gravemente dall'ideologia borghese-revisionista,
è scivolato nel grembo di una poesia a noi estranea e ostile, che
danneggia la linea del Partito». In base a questo atto fu condannato
«per agitazione e propaganda contro lo Stato» a dieci anni
di carcere che scontò in lavori forzati delle miniere e nei gulag
albanesi. Qui, per la proibizione di scrivere, sfidando ogni pericolo,
compose mentalmente, o su frammenti di carta, poesie che consegnava segretamente
alla madre durante le rare visite permesse.
Ottenuta la libertà, nel 1987, per il suo "peccato"
poté lavorare solo come operaio. Nel 1990, iniziati i primi movimenti
che portarono successivamente alla caduta del regime, partecipa alla formazione
del movimento democratico, nel 1996 viene eletto deputato in Parlamento.
Attualmente è Ministro consigliere per la cultura presso l'Ambasciata
albanese a Roma.
In Italia ha pubblicato la raccolta di poesie Dalla
parte dei vinti (1998), e per le edizioni Oxiana di Pomigliano d'Arco
(Na), Croce di carne (1997) e Passeggiando
all'indietro (1998), entrambi tradotti dall'albanista italiano-arbëresh
Elio Miracco; questi sono stati accolti favorevolmente
dalla critica italiana e straniera. È stato tradotto anche in greco
macedone e rumeno; è presente in antologie francesi, inglesi e tedesche.
Ha ricevuto in Albania nel 1993 il Premio Nazionale per
la poesia e nel 1995 il premio Velja, in Italia il premio per la
Poesia Leopardi d'Oro nel 1992 e il premio Ada Negri nel
1997.
Giuseppe Gradilone, direttore dell'Istituto di Studi
Albanesi dell'Università La Sapienza di Roma, gli ha dedicato
un saggio definendolo «una nuova e autentica voce del Parnaso albanese».
È citato nella Piccola Treccani dell'Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, fondata da Giovanni Treccani.
Oggi, notissimo nel suo Paese per l'intera opera poetica,
assurge a simbolo della persecuzione e da ruolo primario nella letteratura
contemporanea albanese.