Periodico dell'Associazione di Studi Extraeuropei, Pisa, IV (1998), pp. 51-53
(il periodico è stato stampato e diffuso nel settembre 1999)

Ekrem Bardha
SOLO LA CONCORDIA POLITICA DI TUTTI GLI ALBANESI DELLA NAZIONE PUÒ RISOLVERE LA QUESTIONE KOSOVARA
(l’intervista è stata rilasciata il 14 luglio 1999)

"Africana" intervista Ekrem Bardha: editore dell’unico giornale albano-americano "Illyria News" (New York), e fra gli uomini di spicco della diaspora albanese negli Stati Uniti d’America. Fuggito dall’Albania di EnverHoxha nel 1952, e stabilitosi a Detroit nello Stato del Michigan,Bardha è diventato presto un conosciuto ed apprezzato uomo politico e businessman, conseguendo notevoli successi nel campo del commercio e degli affari. Protagonista nel campo dei diritti umani nonché in diretto contatto numerosi presidenti americani, da Richard Nixon a Bill Clinton, con i quali si è intrattenuto da sempre sui problemi albanesi, perorando fattivamente la causa nazionale. È ben noto - e pure descritto nella saggistica di settore - un suo discorso tenuto nel corso di una riunione della Commissione Affari Esteri del Congresso degli Stati Uniti d’America. Attualmente è vice presidente del Consiglio Albanese-Americano con sede a Washington (istituzione principale dell’autorevole lobby albanese negli Usa)

"Africana"Nei confronti del problema rifugiati, nel corso dell’ultima guerra balcanica abbiamo appreso l’ospitalità albanese verso i fratelli kosovari, che ha superato ogni possibile aspettativa e i mezzi economici degli stessi cittadini della Madrepatria.
Ekrem Bardha – Siamo sempre stati orgogliosi della nostra ospitalità. Gli avvenimenti tragici dell’anno 1997 hanno offuscato la nostra immagine di fronte all’opinione pubblica mondiale. C’è voluto il genocidio dei serbi contro i Kosovari, affinché anche le prime ondate di profughi dirette verso l’Albania, dissolvessero i dubbi che l’Europa e il mondo hanno nutrito nei confronti della nostra tradizionale ospitalità. L’apertura delle porte albanesi, come anche la spartizione del tozzo di pane quotidiano con i rifugiati, sono fattori che stanno trasformando radicalmente l’erronea visione concepita riguardo noi Albanesi. Quest’atmosfera era palpabile per me in tutti gli incontri avuti durante il mio soggiorno albanese.

"Africana"II periodo post comunista, come in tutti i paesi dell’Est è caratterizzato anche in Albania da una difficoltà di posizionamento dei partiti riguardo la causa nazionale. Che ne pensa dei politici schipetari? Ultimamente l’albanese Arjan Konomi, esperto di geopolitica della rivista italiana «Limes», ha sostenuto sul n. 2/1999, che "i leader politici di Albania, Macedonia, Montenegro e Kosova sono orientati a collaborare: è la prima volta che i partiti politici di tutte le terre della Nazione si impegnano insieme per obiettivi comuni".
Ekrem Bardha – Sì, posso confermare, e affermare non senza un pizzico d’orgoglio che i politici albanesi, trovatisi di fronte a vere e proprie circostanze di genocidio da parte serba, hanno messo da parte i rancori e le beghe personali incominciando ad esprimersi univocamente, cosa, in precedenza, non molto comune per loro. Inoltre la diaspora albanese negli Stati Uniti d’America, ha ancor prima trovato un solo pensiero guida riguardo al problema Kosova, quando si è trattato di parlarne coi politici americani.

"Africana"Bill Clinton è sempre stato dell’avviso che i Balcani andrebbero "europeizzati". Quest’idea è stata appoggiata recentemente anche da TonyBlair durante la sua visita nei Balcani. Secondo lei, sono preparati i politici albanesi in tal senso?
Ekrem Bardha – L’"europeizzazione" dei Balcani può sembrare un’espressione mirata ad un roseo futuro. Per conto mio, preferirei interpretarla sottolineando che l’"europeizzazione" dei Balcani deve essere parallela all’"europeizzazione" di tutti gli Stati che facevano parte dell’ex campo socialista, partendo dal presupposto che essi si sono lasciati alle spalle un sistema politico, che ha trasmesso i disastri di economie fallimentari, e non per nulla le problematiche sono comuni a tutta la sfera delle ex sedicenti "democrazie popolari". Riguardo la preparazione dei politici, l’inesperienza è un dato purtroppo oggettivo. Solo il tempo può preparare una classe politica all’altezza.

"Africana"Abbiamo letto recentemente una dichiarazione di alcuni rappresentanti dell’Esercito di Liberazione della Kosova (Ushtria Çlirimtare e Kosovës) che citano il detto popolare : "Chi sparge il proprio sangue, conquista il caposaldo". Qual è il suo parere?
Ekrem Bardha – Rispondo con un altro detto albanese: "La libertà mai viene donata. Bisogna spargere il sangue per conquistarla".È chiaro che noi tutti dobbiamo appoggiare l’Esercito di Liberazione della Kosova, come unica forza, già in grado di opporsi ai crimini ed al terrore serbi nella Kosova.

"Africana"Come si è comportata nel corso della guerra la diaspora albanese e lei stesso? Ed ora in questa nuova fase quale la vostra posizione?
Ekrem Bardha – Non c’è Albanese della diaspora che, a seconda delle sue possibilità, non abbia contribuito o stia contribuendo alla causa della Kosova. Per quanto mi riguarda, solamente nel corso degli ultimi tre mesi, assieme ad altri colleghi ci siamo incontrati due volte col presidente Clinton. Sono in grado di affermare, in qualità di dirigente del Consiglio Nazionale Albanese-Americano, che assieme alla Lega Cittadina, la Fondazione Vatra (II Focolare), la Lega Democratica della Kosova, la Fondazione Vendlindja Thërret (La Patria chiama), i diversi partiti politici come l’Unione Nazionale, il Partito della Legalità, la Lega di Prizren e specialmente anche le istituzioni religiose assieme a tutti gli altri organismi della diaspora, abbiamo avuto stretti contatti con le istituzioni Usa: Dipartimento di Stato, Congresso, Senato ed anche con le più alte personalità politiche e, come già detto, fino alla presidenza. Debbo aggiungere che appena sono iniziati i massacri e le atrocità serbe, tutti gli organismi della diaspora hanno messo da parte ed in secondo piano i loro punti di vista, e si sono uniti all’unanimità per aiutare la Kosova e la sua popolazione: e di ciò non c’è che d’esserne felici. Attualmente noi appoggiamo con tutte le forze il rimpatrio degli Albanesi nelle terre dei loro avi e ci pronunciamo fermamente a favore dell’indipendenza della Kosova, unica soluzione al problema.

"Africana"Che ne pensa della presa di posizione dei componenti NATO riguardo al problema Kosova?
Ekrem Bardha – Se non fosse stato per Bill Clinton, per Tony Blatr e per il segretario di Stato, Madeleine Aibright, il genocidio perpetrato da Miloševic' ai danni del Popolo della Kosova ci avrebbe ricordato il Circo Massimo romano, ma in scala migliala di volte superiore. Sinceramente, riguardo all’Italia ho apprezzato immensamente l’aiuto disinteressato dato da Roma a Tirana dopo la caduta del comunismo albanese. L’operazione "Pellicano" e dopo di questa la missione "Alba" e la Forza Multinazionale di Protezione al comando italiano nel 1997 - pensando che l’allora Presidente del Consiglio, Prof. Romano Prodi, si avventurò ed andò in Albania nel bel mezzo della rivolta -, hanno lasciato indelebili impressioni di immensa gratitudine verso l’Italia di tutto il Popolo albanese. Sulle stesse questioni, anche Atene non è stata da meno, menzionando solamente gli oltre 300 mila Albanesi che hanno trovato lavoro in Grecia. Ed è proprio per ciò che non mi so render conto, come possa essere successo che questi due Paesi, di fronte allo sterminio di massa, hanno cercato di fare di tutto affinché la NATO non intervenisse ad interrompere il genocidio. E per di più in molte occasioni si sono espressi sul fatto che la questione della Kosova fosse un problema interno della Jugoslavia.

"Africana"Ritiene che alla fin fine Ibrahim Rugova fard causa comune con Hashim Thaçi?
Ekrem Bardha – A questa domanda saprebbero meglio rispondere le parti interessate. Però, ho appreso con gioia che Thaçi si è espresso positivamente (29 giugno 1999) riguardo ad un eventuale incontro con Rugova. Partendo da ciò, credo bene di considerare che se Rugova ha dichiarato che avrebbe accettato di negoziare con Miloševic' per trovare una soluzione, sarebbe molto strano se non desiderasse parlare con Thaçi. Qui però mi prendo anche la libertà di affermare che io personalmente non accetto l’idea secondo la quale Miloševic' debba essere considerato ancora come interlocutore. Lui è un criminale che dovrebbe essere condannato secondo le leggi internazionali.

"Africana"Che ne pensa sul ritorno dei Kosovari? Saranno in grado di rientrare presto?
Ekrem Bardha – La parola "presto" è relativa. Considerando che sta già avvenendo potrebbe essere essere attuata in tempi rapidi. Ma oggi in Kosova dove andrebbero? La ricostruzione della Kosova sarà un osso molto duro, ma per un dignitoso ritorno devono essere attuati repentinamente i piani di ricostruzione. L’unica consolazione per me è quel che mi fu detto dal Presidente Clinton, durante l’ultimo incontro che ebbi con lui lo scorso 16 aprile: "La vittoria sarà dalla nostra parte ed i Kosovari ritorneranno da dove sono stati scacciati", penso che le sue parole siano il prologo di cospicui finanziamenti da parte di Stati Uniti ed Europa, con l’Italia che già si è mossa in tal senso, prima ancora della cessazione delle ostilità, con già l’operazione umanitaria "Arcobaleno".

"Africana"Dopo le atrocità perpetrate dai serbi nella Kosova (centinaia di fosse comuni venute alla luce anche in questi giorni, incendi, stermini in massa, uso di scudi umani per postazioni militari, ecc.) pensa che gli Albanesi possano negoziare allo stesso tavolo coi serbi?
Ekrem Bardha – Categoricamente non ci devono essere né compromessi tantomeno negoziati col serbi. A causa del genocidio, e delle nefandezze commesse, i colpevoli debbono essere deferiti al Tribunale dell’Aja.

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