"METODO", N. 17/2001

Hermann Tüchle
L’ARCHITETTURA E L’ARTE SACRA DA CARLO MAGNO AL SEC. XIV

Lo slancio culturale al tempo di Carlo Magno suscitò nuova vita anche nel campo dell’arte cristiana. Qui sono notevoli gli influssi paleocristiani di Roma e quelli orientali-bizantini, che lo spirito germanico rielaborò poi nella sua maniera. Le antiche forme elementari dell’edificio ecclesiastico, la basilica e la costruzione a pianta centrale sono conservate, non senza però tentativi d’un ulteriore sviluppo indipendente, i quali preparano il passaggio già nel secolo 8°-9° allo stile romanico primitivo. Capolavoro di edifìcio a pianta centrale è la cappella palatina di Carlo Magno, il Duomo di Aquisgrana, con la tomba del grande imperatore, costruita nel 796-804 da Eginardo, probabilmente sul modello di S. Vitale in Ravenna; al medesimo modello si rifanno anche le basiliche di Steinbach presso Michelstadt e di Seligenstadt. Le pareti delle chiese vennero ricoperte generalmente di pitture; qui produsse cose notevoli l’abbazia di Reichenau (rappresentazioni dei miracoli di Cristo nella chiesa di S. Giorgio a Oberzell del secolo 10°). In lavori di metallo (plastica in bronzo) si distinse il vescovo Bernward (m. 1022) di Hildesheim (porta bronzea e colonna di Bernward con rilievi biblici nel Duomo di quella città). Prodotti eccellenti si ebbero nel periodo carolingio e in quello ottonico anche nel campo della scultura in avorio e della miniatura (bibbie, evangeliarii, ecc.).
Lo stile basilicale dell’antichità conservò, come già detto, il suo predominio anche nell’alto medioevo. Dall’arte carolingia-ottonica si sviluppò lo stile romanico, così chiamato dall’inizio del secolo scorso per un certo parallelismo col fenomeno di formazione delle lingue romanze. In esso, tuttavia, è prevalente l’influsso germanico, come pure si deve ammettere che il suo sviluppo più maturo e più ricco si ebbe nelle regioni abitate almeno parzialmente da popoli germanici. I primi inizi si riscontrano in Lombardia (8°-9° secolo); i principali diffusori dello stile in Occidente furono i monaci benedettini. Per la pianta generale serve ancora da modello quella della basilica, però vengono ad aggiungersi alcune importanti innovazioni.
Anzitutto fra l’abside e il transetto, oppure fra l’abside e la navata, viene a inserirsi il coro, che sarà d’ora innanzi lo spazio destinato all’altar maggiore e al clero (oppure ai monaci nelle chiese monastiche). La pianta della chiesa quindi presenta, se esiste un transetto, la forma di croce latina. Spesso si hanno, specialmente fuori d’Italia, due cori, uno nella parte orientale (anteriore), l’altro in quella occidentale (posteriore) della chiesa. Inoltre il livello del coro viene sopraelevato quando, come spesso avviene fin dai tempi dei Carolingi, sotto il medesimo si apriva la cripta, una forma di «confessione» (cfr. vol. I, § 71,3) ampliata e destinata alla conservazione di corpi di santi o di martiri. La torre, o le torri, già note all’antichità cristiana, vengono incorporate (fino a un numero di sei) organicamente nella costruzione, che ne riceve un aspetto pittoresco simile a quello d’una roccaforte. I muri, che in passato erano quasi completamente lisci, vengono articolati con lesene, archi ciechi e colonne di forme spesso nuove, i cornicioni vengono ornati di archetti rotondi e di fregi, gli archi vengono spesso arricchiti di decorazioni plastiche (v. sotto). In luogo del soffitto piano in legno subentra dal secolo 11° il soffitto a volta in muratura, noto del resto anche agli antichi che lo avevano usato specialmente in Oriente; per prima si diffonde la volta a botte, poi la volta a crociera. In conseguenza si ha un cambiamento nei sostegni: alle colonne, più esili, si sostituiscono i pilastri, più robusti. Una creazione dello stile romanico è anche il cosiddetto capitello a cubo. Le finestre, in principio molto piccole, sono di regola coronate dall’arco a tutto sesto. L’arco a tutto sesto domina anche nella costruzione delle volte e nei portali.
La miglior fortuna dello stile romanico, incrementata dalla attività costruttiva di imperatori, vescovi e abati, viene a cadere negli anni fra il 1080 e il 1200. La sua ricchezza e il suo splendore sono una chiara manifestazione dell’idealismo religioso crescente, dei progressi della riforma ecclesiastica e del progresso culturale specialmente nelle terre germaniche. Le abbazie di Cluny e di Hirsau, e i monasteri dell’Ordine Cistercense (cfr. § 115,2; 116, 3,4) hanno in questa affermazione una parte notevole. In Germania i monumenti principali dello stile romanico sono i tre duomi imperiali sul Reno, a Spira (costr. 1030-1097, tomba degli imperutori Salii e di altri posteriori), a Magonza e a Worms; il duomo di Treviri e l’abbazia di Maria Laach; in Francia la cattedrale di Clermont e la chiesa di St. Sternin (s. Saturnino) in Tolosa. In Italia l’architettura romanica fiorisce con grandi differenze regionali. AI gruppo lombardo, che è il più significativo, appartengono le cattedrali di Modena, Parma, Cremona, s. Ambrogio di Milano, s. Zeno di Verona e s. Michele Maggiore di Pavia. Caratteristiche proprie hanno il gruppo veneziano (s. Marco a Venezia, duomo di Torcello) quello pisano-lucchese (duomo di Pisa), quello romano (s. Maria in Trastevere, duomo di Civita Castellana, architettura decorativa dei Cosmati), l’architettura della Campania e delle Puglie (s. Nicola di Bari, cattedrali di Trani, di Troia ecc.) e il romanico siciliano (duomo di Monreale).
Un po’ alla volta penetrarono nell’architettura romanica, per prima in Francia, alcuni elementi nuovi di altro carattere, come l’arco a sesto acuto, la volta a costoloni, il contrafforte e l’abside poligonale, che cominciarono a trasformarla. In Germania si ebbe il cosiddetto stile di transizione (circa 1190-1250) che produsse i suoi monumenti principali nei duomi di Bamberga e di Limburg, in Francia si ebbe ancora prima della fine del secolo 12° il passaggio allo stile gotico. Il nome fu coniato dagli storici dell’arte italiani del Cinquecento (specialmente dal Vasari), che intendevano così caratterizzare lo stile come nordico-barbarico. La sua patria di origine è la Francia settentrionale, più precisamente l’Isle de France e la Piccardia; la costruzione più antica a noi conservata è la chiesa di S. Denis presso Parigi, eretta verso il 1140 dall’abate Sugero, (m. 1151) il grande politico. Il gotico primitivo giunse presto a grande splendore, come dimostrano le cattedrali di Parigi (Nôtre-Dame), di Sens e di Laon, tutte ancora del secolo 12°. Anche in Inghilterra si trapiantò per tempo (cattedrale di Canterbury 1177 ss.), innestando sulla base francese delle caratteristiche nazionali proprie.
Per quanto riguarda l’ornamento e l’arredamento delle chiese, il coro specialmente nelle chiese monastiche e collegiate, fu spesso chiuso verso la navata mediante una parete divisoria molto alta, simile all’iconostasi dei Greci (cfr. vol. I, § 71,3). Sopra di essa o alla sua estremità fu eretto un pulpito o una tribuna, corrispondente all’antico ambone, destinato alla lettura pubblica di testi sacri, a ospitare i cantori o anche all’esposizione della predica; fu perciò chiamato «lectorium» (in tedesco: Lettner) o anche «doxale» (dal canto delle dossologie liturgiche che ivi si eseguiva). Questo elemento si mantenne, spesso solo nella forma di una cancellata lavorata artisticamente, fìn dopo la fine del medioevo. Col tempo però, specialmente da quando gli ordini mendicanti si dedicarono con gran zelo alla predicazione al popolo, il pulpito per la predica fu spostato maggiormente verso il mezzo della navata maggiore.
L’altare a ciborio, cioè sormontato dal baldacchino (v. vol. I, § 71,3), come era stato in uso nell’antichità, si mantenne fino al secolo 12° e più ancora. Dal secolo 9° però venne ad aggiungersi, dalla parte posteriore della mensa dell’altare, un corpo sopraelevato, il retroaltare o «retable» (retrotabula, retabulum), sul quale si riponevano i reliquari (altari per reliquie). Da principio esso non era molto alto, ma più tardi, cioè dall’epoca del gotico maturo, il «retable» si sviluppò in una grande opera artistica ornata di sculture e pitture (trattici, altari e sportelli, altari e figure intagliate). Accanto all’altare principale o maggiore, si svilupparono ora altri altari minori, in numero più o meno gra.ide (cfr. § 98,2).
Nel primo millennio la scultura ebbe scarsa applicazione nelle chiese cristiane (cfr. § 98,6), in conseguenza ancora dell’orrore verso il culto pagano con i suoi idoli; l’Oriente non la ammise neppure più tardi. In Occidente invece, a cominciare dal secolo 12°, quando l’arte della scultura cominciò a superare l’incapacità e la rozzezza degli inizi, si ebbero produzioni notevoli nell’ornamento dei capitelli, dei portali, dei pulpiti, delle vasche battesimali ecc. Carattere romanico presentano in Germania ancora nel secolo 13° le sculture in pietra e le statue della chiesa del monastero di Wechselburg in Sassonia, dei duomi di Halberstadt, Freiberg i. Sa., Bamberga, Strasburgo e Naumburg. In Italia è limitata sostanzialmente al rilievo; particolare ricordo meritano due scultori lombardi del secolo 12° con le loro scuole: Viligelmo (sculture del duomo di Modena) e Benedetto Antelami (sculture del duomo e del battistero di Parma).
La pittura ebbe campo di svilupparsi ampiamente sulle vaste pareti delle costruzioni romaniche. Essa fu intensamente coltivata e raggiunse una buona levatura artistica già verso il 1200, dopo essersi liberata dalla severa rigidità degli schemi bizantini, raggiungendo maggiore libertà di composizione e maggiore animazione delle molte figure che popolano i suoi affreschi. Capolavori della pittura romanica si conservano nella chiesa inferiore di Schwarzrheindorf presso Bonn e nell’abbazia benedettina di Braumeiler presso Colonia (ambedue verso il 1150). Anche la miniatura presenta un’eccellente produzione, in parte ancor ben conservata.
Lo scopo della pittura e scultura ecclesiastica per tutto il medioevo è in prevalenza didattico-edificante; le loro produzioni sono profondamente penetrate di spirito religioso e hanno carattere simbolico. Principale oggetto rappresentato sono i personaggi e gli avvenimenti della storia sacra; personaggi della storia umana compaiono solo nella veste di santi, di campioni del Regno di Dio, oppure di fondatori, cioè quali modello di devozione religiosa.
Lo stile dell’architettura ecclesiastica del secolo 13° è il gotico pienamente sviluppato che da questo momento trionfa a nord delle Alpi fin verso la fine del secolo 15° e in Germania addirittura fino entro il 16°. Esso è una gloria del basso medioevo, tanto fecondo di creazioni culturali, e ha prodotto delle opere architettoniche che vanno annoverate fra le più perfette di tutta la storia umana, dal tempio greco in poi. Il gotico è lo stile della scolastica (cfr. § 121,1) e della mistica ed è «uno stile di architettura veramente cattolico e universale» (Dehio); si segnala per il suo modo di dominare e spiritualizzare la materia; per la sua severa dipendenza da una legge interna e il carattere unitario-chiuso delle sue creazioni, per la spiccata tendenza verso l’alto e il suo rapimento nel mondo divino. Nella sua terra d’origine, la Francia (supra), il gotico nel secolo 13° si sviluppò magnificamente con le maestose cattedrali di Chartres, di Reims e di Amiens, e la incantevole chiesa palatina «la Sainte Chapelle» di Luigi il Santo a Parigi. Una fisionomia particolare assumono in Inghilterra la cattedrale di Salisbury ed altre chiese. In Germania invece lo stile gotico fu più lento ad affermarsi e, partendo dalle premesse francesi («opus francigenum»), acquistò poi originalità di sviluppo, accentuandone la tendenza al verticalismo. Primi monumenti del severo e semplice gotico primitivo su suolo tedesco sono la chiesa di S. Elisabetta a Marburg (1235-83) e la chiesa di Nostra Signora a Treviri (1242-57, costruzione gotica a pianta centrale). Seguirono poi presto le magnifiche cattedrali del gotico maturo lungo il Reno e in altre regioni, alla cui costruzione e decorazione parteciparono a gara signori laici ed ecclesiastici, conventi e istituti, la borghesia cittadina e le corporazioni e confraternite; soprattutto il duomo di Colonia, certo il più nobile monumento del medioevo tedesco (1248 posa della prima pietra effettuata dall’arcivescovo Corrado di Hochstaden, 1322 consacrazione del coro; nel 1842-80 fu completata la costruzione delle navate e delle torri) poi le cattedrali di Strasburgo, di Friburgo (iniziate entrambe in epoca romanica), di Halberstadt e di Ratisbona, la chiesa di s. Caterina a Oppenheim e la chiesa di s. Maria a Lubecca (in cotto). Nel secolo 13° il gotico si estese anche in Italia dove trovò splendide interpretazioni nella cattedrali di Siena, Orvieto, Firenze e in numerose chiese dei Mendicanti. Tuttavia rispetto alle regioni nordiche lo stile subì nel sud notevoli variazioni (lo sviluppo orizzontale predomina su quello verticale, la tensione verso l’alto è mitigata, le torri sono indipendenti ecc.).
In contrapposizione al romanico, in cui domina la solida struttura muraria, il gotico è essenzialmente architettura di sostegni: le masse vengono sciolte e trasformate in elementi portanti, mentre al muro rimane ormai quasi solo la funzione di riempimento e di chiusura. Nell’intiera costruzione domina la tendenza verticale, così come nella basilica e in genere nello stile romanico, aveva dominato quella orizzontale. Questa tendenza si esprime soprattutto nelle possenti torri slanciate verso il cielo, che si continuano in una guglia traforata culminante spesso in un fiordaliso di pietra. Elementi costitutivi del gotico sono l’arco ogivale, la volta a costoloni o a nervature e il sistema di contrafforti (archi rampanti e pilastri) su cui si scarica la spinta laterale della volta. All’impiego dell’arco ogivale è collegata l’introduzione di campate rettangolari nella navata centrale, che corrispondono ora nel numero a quella delle navate laterali, mentre prima alle singole campate quadrate della navata centrale ne corrispondevano due nelle navate laterali. Le navate laterali si elevano talvolta alla stessa altezza della navata centrale (Hallenkirche, chiesa a forma di aula). Mentre questa disposizione è caratteristica delle architetture tedesche (Marburg, Gmünd, Esslingen, ecc.), propria di quelle francesi è l’aggiunta del peribolo absidale e delle cappelle radiali. L’abside non forma più un semicerchio, come una volta, ma è sempre poligonale.
Le singole parti architettoniche nell’arte gotica sono poi riccamente curate. Gli snelli pilastri verticali si articolano in fasci di semicolonne o di colonne a tre quarti, in scanalature e lesene (pilieri polistili); i contrafforti son coronati da guglie, e gli archi rampanti interrotti e ornati da svolazzi e figure. Al di sopra dei portali e delle finestre si innalzano timpani riccamente lavorati, sormontati da un fiorone cruciforme, fiancheggiato da piccole guglie. Le immense finestre fra i pilastri sono segnate da colonnine o lesene e nel campo superiore dell’arcata sono invase da trame ornamentali a traforo (tribolate, quadrilobate ecc.). Le pareti dell’interno sotto le finestre della navata centrale sono ravvivate da trifore o da gallerie.
La scultura, fortemente subordinata all’architettura, trovò nella splendida decorazione delle chiese gotiche vasto campo di sviluppo. Pulpiti, fonti battesimali, altari (supra), stalli del coro, portali, facciate e perfino contrafforti si adornano spesso di gran copia di opere plastiche, di rilievi, di statue, che interpretano figure bibliche, e allegoriche o scene della storia sacra (dal Paradiso terrestre al Giudizio Universale). La scultura gotica attinse presto in Francia un alto grado di perfezione. In Germania da principio essa non è ben differenziata dalla plastica romanica (supra), ma ha pure prodotto opere eccellenti, come le sculture delle cattedrali di Bamberga e di Naumburg e delle collegiate di Friburgo e di Strasburgo. In Italia nello stesso periodo di tempo essa fa notevoli progressi, grazie a un vivo gusto naturalistico e un certo ritorno all’antichità. Il rinnovamento fu iniziato da Niccolò Pisano (c. 1206-80) e da suo figlio Giovanni Pisano (c. 1250-1328); il primo eseguì i pulpiti del battistero di Pisa e del duomo di Siena, il secondo il pulpito di S. Andrea a Pistola.
In Italia l’arte sacra ricevette nuovo notevole impulso dal movimento francescano. Inoltre, qui prima che altrove, assunse ad una assoluta originalità anche la pittura. Il fiorentino Cimabue (c. 1240-1302), svincolandosi dai ceppi degli schemi bizantini, restituì anima e movimento alle sue figure (affreschi in S. Francesco ad Assisi, tavole). Nel Nord la scarsa estensione delle pareti nelle chiese gotiche non diede modo in un primo tempo alla pittura di svilupparsi. In compenso vi si coltivarono molto le vetrate colorate, un genere artistico che, sorto già dal secolo 9°, ebbe presto in Francia e in Germania una splendida fioritura.

Da: Karl Bihlmeyer-Hermann Tüchle, Storia della Chiesa, Vol. II: Il Medioevo, Edizione italiana a cura di Igino Rogger, III Edizione riveduta e aggiornata, Morcelliana, Brescia, 1966, pp.140, 268-271, 353-355; traduzioni dal tedesco del Prof. Don Bruno Vielmetti del Seminario Teologico di Trento, della Dr.ssa Maria Bellincioni di Brescia e del Prof. Igino Rogger.