Marco Tangheroni
(Ordinario
di Storia medievale allUniversità degli Studi di Pisa)
CONSIDERAZIONI SULLISLAMICAMENTE CORRETTO
La presenza in Italia, come in molti altri paesi europei, di
comunità islamiche numericamente consistenti pone problemi di rapporti fra culture,
intese nel senso ampio del termine. Purtroppo, essi molto raramente sono affrontati,
inquadrati e approfonditi come sarebbe necessario. Al contrario: vengono generalmente
elusi, o, al più ed è forse peggio rapidamente liquidati con un
po di buonismo, una superficiale informazione-deformazione
a proposito di dottrina dellislam, con generici appelli al dialogo e con
fumose apologie delle società multiculturali. Si tratta di atteggiamenti che,
con lautore del libro qui segnalato, possiamo definire islamicamente
corretti, variante specifica del più generale politicamente corretto.
Né, va aggiunto, valgono atteggiamenti di segno opposto, ugualmente comunque
improntati alla non-conoscenza, caratterizzati dal rifiuto immediato e totale
del diverso, dellaltro da sé. In ben diversa prospettiva si
muove, per fortuna, lo studio di Giovanni Cantoni, Aspetti in ombra della
legge sociale dellislam, Per una critica della vulgata islamicamente
corretta, Centro Studi sulla Cooperazione Arcangelo Cammarata, San
Cataldo [Caltanissetta] 2000. Tale studio, infatti, si caratterizza per la solidità
e la ricchezza della base documentale, costruita insieme su letture e su informazioni,
e per loriginalità e la profondità delle riflessioni. Limportanza
del contributo di Cantoni è sottolineato dallincisiva e autorevole prefazione
del gesuita, di origine egiziana, Samir Khalil Samir, studioso di grande rilievo
del pensiero arabo musulmano e di quello arabo cristiano.
Lautore, in un ampio capitolo introduttivo, spiega le ragioni del suo
lavoro e ne indica i destinatari principali; cioè, il perché? e
il per chi?. Le prime sono da individuare nelloggettiva importanza
di temi come la condizione in cui vivono nel mondo islamico le minoranze religiose
e la crescente immigrazione di uomini musulmani in Europa; uomini, appunto,
e non semplice manodopera, secondo la puntuale espressione dello scrittore svizzero-tedesco
Max Fritsch, portatori di una cultura che è sempre anche, quando non soprattutto,
una cultura religiosa. Quanto ai destinatari principali, essi sono il
mondo cattolico e le strutture politiche.
Cantoni offre, in apertura di libro, una sintesi dei concetti chiave dellislam,
per poi approfondirne la particolare compenetrazione strutturale di religione
e di vita socio-politica, dalla quale discende laltrettanto particolare
rapporto fra religione e potere politico che lo caratterizza, almeno nelle forme
storicamente più importanti e attualmente più diffuse. Si tocca, così, una questione
veramente centrale che, però, la cultura occidentale fatica a comprendere: un
po per la differenza delle categorie concettuali di partenza; un po
per lo scivolamento dal piano dei fatti a quello dei desideri. Non si può
fra cristiani e musulmani se non tenendo conto che lislam è una religione
politica, nella quale, fra laltro, essendo assente ed è assenza
importantissima la nozione di peccato originale, il regno di Dio
è di possibile realizzazione sulla terra: donde, facilmente se non inevitabilmente,
una forte tensione utopica.
Vi è, quindi, un problema strutturale del dialogo inter-religioso, per riprendere
il titolo del terzo capitolo del libro. In proposito Cantoni precisa che, essendo
lislam caratterizzato dallesclusività del rapporto delluomo
con Dio, dunque privo di rappresentanze unitarie soprattutto dopo che il califfato
è stato soppresso anche formalmente nel 1924, il dialogo con esso può essere
soltanto un dialogo con singoli musulmani. E soltanto avendo chiari gli
accennati aspetti fondamentali della realtà islamica è possibile affrontare
ed è quanto lautore fa nel quarto capitolo importanti temi
particolari che, altrimenti, non sono inquadrabili adeguatamente. Ciò vale per
la posizione politica e la vita religiosa dei non musulmani nei paesi islamici,
spesso altamente drammatiche: una situazione di fatto che ha però le sue radici
nella dottrina insieme religiosa e politica dellislam. Basti, sul punto,
pensare alle terribili sentenze sia nel Corano che nelle tradizioni del
Profeta nei confronti degli apostati per intendere limpossibilità
radicale di ammettere qualsiasi forma di proselitismo, da parte del cristianesimo
come di ogni altra religione. La base della nazionalità islamica è religiosa,
non etnica o linguistica o territoriale: perciò lapostasia è un tradimento
politico.
In questo quadro realtà come il fondamentalismo o lintegralismo,
e lo stesso terrorismo, vanno intese, altrimenti rischiamo di rimanere
vittime delloccidentalizzazione, per così dire, di questi termini, originati
dalla necessità di una mediazione culturale con le nostre concettualizzazioni.
Il fatto è che piaccia o non piaccia il fatto ai buonisti
non è vero che tutte le religioni sono sostanzialmente uguali per atteggiamento
pur nella loro diversità. Questo relativismo religioso non è solo pericoloso
dottrinalmente; di più: esso impedisce di capire, e quindi di affrontare, la
realtà.
Invece, proprio ad affrontare la realtà mira esplicitamente il libro di Giovanni
Cantoni qui sinteticamente presentato. Raggiungendo, mi sento di affermare,
lo scopo fondamentale per cui è stato scritto. Il che non esclude, voglio però
sottolineare in conclusione, che esso appaia utile pure a soddisfare in parte
e a ulteriormente sollecitare più generali curiosità culturali, nel senso buono
e positivo della parola curiosità. Proprio per questo motivo ritengo auspicabile,
accanto alla sua augurabilissima penetrazione negli ambienti della cultura cattolica
e fra i politici, anzitutto fra quelli con responsabilità di governo,
presenti o future, individuati dallautore come primi destinatari, una
larga diffusione pure in ambito universitario: anche tenendo conto del mediocre
livello, sul punto, della manualistica e, non di rado, della stessa manualistica
specialistica.