Emma Bonino
(Deputata europea, radicale)
PRESENTAZIONE DI
COREA DEL NORD. FAME E ATOMICA DI PIERRE RIGOULOT
Lintera penisola coreana rappresenta circa
lo 0,14% della superficie totale delle terre emerse. Un fazzoletto di terra
che, visto su una carta geografica, appare quasi invisibile se paragonato allenorme
massa continentale asiatica. Eppure, a guardar bene, questa parte del mondo
racchiude più cose di quante se ne possano immaginare.
In un fazzoletto di terra molto piccolo, con condizioni geografiche, storiche
e antropologiche sostanzialmente simili, si sono realizzati, nel corso degli
ultimi cinquantanni, assetti politici ed economici molto dissimili, per
non dire opposti. Il 38° parallelo non separa soltanto due Stati, ma segna il
confine tra passato e futuro, tra una concezione medioevale e una moderna dello
Stato, tra una gestione patrimonialistica delle risorse di un territorio
risorse fra cui vanno annoverati anche gli individui che quel territorio abitano
e una gestione evoluta e molto dinamica delle capacità umane, tecniche
ed economiche che quel territorio può esprimere, tra una classe politica che
non attribuisce ai propri cittadini alcun tipo di diritto, e li tratta come
veri e propri schiavi, e un sistema politico rispettoso dei fondamentali diritti
umani.
«Il regno eremita» oppure lo «Stato canaglia», per riprendere il titolo della
versione francese del libro queste le definizioni utilizzate per definire
la Corea del Nord viene analizzato da Rigoulot in maniera documentata
e rigorosa. I primi cinque capitoli di questo libro vi accompagneranno sempre
più in profondità tra il terrore e gli orrori instaurati da un regime dispotico
e assoluto che condanna quotidianamente 22 milioni di esseri umani a sopravvivere
nel Medio Evo più oscuro e violento.
In Corea del Nord si è consumata e si sta consumando una tragedia di dimensioni
enormi. Il regime di Pyongyang continua a spendere da un quarto a un terzo del
proprio Prodotto Nazionale Lordo per sorvegliare con migliaia di uomini «il
muro di bambù» che da cinquantanni anni divide la Corea del Nord da quella
del Sud, finanzia faraonici progetti missilistici e programmi militari per sviluppare
armi di distruzione di massa e controllare costantemente i propri cittadini;
di conseguenza, leconomia nazionale si è contratta del 40% negli ultimi
dieci anni. In più la già fragile agricoltura nordcoreana è stata gravemente
danneggiata, nel corso degli anni Novanta, prima dallinterruzione delle
importazioni di concimi provenienti dallUnione Sovietica e poi, negli
anni 1995 e 1996, dalle violente inondazioni che hanno colpito le zone agricole
più produttive.
A causa di un regime politico che riesce esclusivamente con la forza e la repressione
brutale a mantenersi in vita, 22 milioni di nordcoreani sono ridotti alla fame,
di cui tra i 2 e i 3 milioni, un decimo della popolazione totale, sono morti
letteralmente di fame negli ultimi dieci anni.
Le deliranti politiche di pianificazione economica di una classe politica «da
operetta» che nel 1994 alla morte del fondatore della Corea del Nord, Kim Il
Sung, lo nomina «Eterno Leader», hanno portato negli ultimi cinquantanni
alla distruzione totale del patrimonio industriale ereditato dai giapponesi,
a una situazione di carestia endemica e alla chiusura totale del Paese nei confronti
del resto del mondo.
I confini nordcoreani sono impenetrabili e si aprono e si chiudono solo a comando
della nomenclatura di Pyongyang: in entrata sono i benvenuti gli aiuti alimentari
forniti dallONU tramite il World Food Programme (WFP) che sfama
quotidianamente 7 milioni di nordcoreani nonostante le gravi limitazioni imposte
dalle autorità di Pyongyang che consentono laccesso agli operatori dellONU
esclusivamente in determinate zone, lasciando così gran parte del Paese fuori
da ogni possibilità di monitoraggio e dintervento oppure, ancor
meglio, i milioni di dollari ottenuti con la vendita di tecnologie militari
ai peggiori regimi mediorientali e africani; in uscita missili balistici, come
quello che nel 1998 ha solcato i cieli del Giappone, e messaggi politici contrastanti
che un giorno proclamano le buone intenzioni di dialogo politico e rappacificazione
con Corea del Sud e Stati Uniti e il giorno dopo annunciano lintenzione
di ritirarsi dal Trattato di non proliferazione nucleare e la riapertura dei
programmi nucleari di un Paese che possiede cinque centrali atomiche, un impianto
di uranio arricchito, due impianti di produzione di missili e unarea per
test missilistici.
Ma lungo i confini nordcoreani si combatte quotidianamente anche unaltra
«guerra», di cui pochi sono informati. Ogni anno circa 300 mila nordcoreani
cercano di sfuggire alla fame, alla miseria e alla privazione della libertà,
attraversano il fiume Tumen, che segna la frontiera terrestre tra Corea del
Nord e Cina. Ma una volta dallaltra parte sono costretti, di nuovo, a
nascondersi e a fuggire; se scoperti dalle guardie di frontiera cinesi, infatti,
essi sono catturati e rinchiusi in campi di detenzione da cui possono uscire
solo al momento del loro rimpatrio in Corea del Nord. In base a un rapporto
di Amnesty International, una volta rimpatriati essi devono affrontare detenzioni
arbitrarie, torture, e in alcuni casi esecuzioni sommarie o la morte per fame
nelle prigioni e nei campi di concentramento del Paese.
Tutto ciò avviene nonostante la Convenzione ONU sui rifugiati, di cui la Cina
è firmataria, assicuri il riconoscimento dello status di rifugiato politico
a tutti coloro che, in patria, rischiano e subiscono persecuzioni. Il governo
di Pechino si difende affermando che gli immigrati nordcoreani non sono rifugiati
politici bensì economici, e dal 1999 impedisce alle agenzie ONU di visitare
le province di confine con la Corea del Nord; ha inoltre adottato una politica
di repressione del crimine chiamata «Colpisci duro» per legittimare
le maniere forti adottate dalla polizia nei confronti degli immigrati illegali.
Rigoulot è riuscito a descrivere in questo libro, in maniera agile ed estremamente
leggibile ma allo stesso tempo esaustiva e documentata, uno degli esempi più
lampanti del fallimento delle politiche «della buona coscienza», che troppo
spesso animano la politica estera europea ed occidentale. Ma questo non vuole
essere solo un libro di testimonianza. Nellultimo capitolo, fitto di domande
e incertezza per il futuro, lo scrittore interroga le coscienze dei suoi lettori
per cercare di smuoverle.
La Corea del Nord, dice Rigoulot, non è un problema solo per i suoi vicini,
Corea del Sud, Cina e Giappone in testa, o solo per gli Stati Uniti, che mantengono
una forte concentrazione duomini nella Corea del Sud, bensì è una questione
che coinvolge tutti. Le attuali condizioni politiche, economiche e sociali della
Corea del Nord impongono allintera comunità internazionale di intraprendere
ogni atto che possa porre termine a tale tragedia.
La comunità internazionale, che da al regime coreano piena ospitalità nelle
sue organizzazioni, si è limitata finora a finanziare i programmi alimentari
del WFP, con il solo risultato di lasciare al regime di quel Paese la piena
disponibilità delle risorse economiche da impiegare per il potenziamento della
struttura militare e degli strumenti di conservazione del potere. Unaltra
politica sarebbe necessaria, una politica che tornasse a riconoscere nei valori
della libertà e della democrazia i fondamenti del proprio agire e che obbligasse
il regime nordcoreano al rispetto di tali valori. Ridare allONU il suo
originario ruolo dorganizzazione garante della legalità internazionale,
fondata sui valori della libertà, della giustizia e dello Stato di Diritto consentirebbe
di intervenire appropriatamente in questa situazione. Se questa fosse la realtà,
ma purtroppo così non è, si potrebbe allora ricorrere allapplicazione
urgente delle misure previste dal Capitolo XII dellONU e allo strumento
del «regime internazionale damministrazione fiduciaria», per porre fine
alla dittatura nazionalista e comunista di Kim Jong Il e intraprendere unopera
di profonda ricostruzione sociale, politica ed economica di quel Paese. Ma la
situazione internazionale con la quale ci dobbiamo confrontare è ben diversa:
lungi dallessere foro di risoluzione democratica delle crisi internazionali,
lONU si è trasformata in organizzazione che non richiede credenziali di
democraticità ai suoi membri.
E allora che fare? In che modo trovare una soluzione alla «questione nordcoreana»?
Diverse e autorevoli organizzazioni internazionali si sono poste tali domande,
producendo nel corso degli ultimi anni studi, analisi e proposte
volte ad offrire soluzioni e idee che possano risolvere la tragedia nordcoreana.
Il bandolo della matassa è nelle mani delle grandi potenze regionali, suggerisce
lInternational Crisis Group, organizzazione internazionale indipendente
che ha prodotto numerosi studi sullargomento. USA, Cina e Russia dovrebbero
raggiungere una posizione comune per trovare soluzione a tale crisi internazionale.
Lo scenario più plausibile potrebbe prevedere lapertura di negoziati diplomatici
che si basino su due elementi fondamentali: una reciproca dichiarazione di non
aggressione e la cessazione, da parte nordcoreana, di ogni programma di ricerca
e sviluppo a carattere militare. Tali negoziati, di cui si potrebbe anche fissare
una scadenza, dovrebbero vertere su alcune fondamentali questioni quali la concessione
di aiuti economici, finanziari ed energetici, per risolvere la grave crisi economica
e umanitaria che affligge la Corea del Nord, e il pieno e libero accesso di
ogni organizzazione delle Nazioni Unite, prime fra tutte WFP e IAEA, sul suolo
nordcoreano.
Nel corso di tali negoziati, per favorire il loro successo e offrire unopportunità
di democratizzazione del Paese, si potrebbero organizzare il sostegno e il rafforzamento
di tutti quegli esperimenti volti a circondare la penisola coreana con una rete
di «Radio Londra» democratiche e nonviolente, che permetterebbe di avviare una
potente campagna di informazione allinterno della Corea del Nord, «bombardare»
il Paese con radio a bassa frequenza e volantini informativi, disturbare le
emissioni radiotelevisive del regime per poter veicolare, finalmente, contro-informazione
e verità da troppo tempo nascoste e negate in quelle terre.
Pierre Rigoulot, Corea del Nord. Fame
e Atomica,
Guerini e Associati, Milano, 2004, pp. 136, ISBN-88-8335-532-6, € 12,50