Bibl.: «Metodo», Pisa, VII (1994), N. 1/12 (dicembre), p. 5
Giovanni
Armillotta
VALENTE E LA SINISTRA OMOLOGATA
Scriveva Antonello Trombadori
nel 1978, che l'esplorazione del patrimonio di Antonio Valente «contribuirà
all'abbattimento del mito negativo e fallace secondo il quale negli anni del
fascismo e malgrado il fascismo non continuò a farsi strada con una sua
originalità l'arte moderna italiana»(1).
Il sabotaggio silenzioso e metodico dell'opera di Valente fu un fenomeno tipico
del consociativismo pure culturale che l'Italia ha sbandierato per mezzo secolo
attraverso molti intellettuali e critici irreggimentati (gli stessi che travedono
per Cage e disprezzano Šostakovic; amano i Beatles o odiano i Pink Floyd; adorano
Venditti e boicottano Lolli...).
Nel 1968 Valente fu liquidato
su iniziativa di Roberto Rossellini dal Centro Sperimentale di Scenografia assieme
a decine d'insegnanti, ed allora quell'Istituto «una volta invidiato da
tutto il mondo, è la rovina che è» (Giorgio Prosperi)(2).
Ma non tutti sanno che il Valente – disprezzato dai silenziarî della sinistra
omologata, e da critici rientranti nell'orbita, o timorosi d'infrangere le mode
del tempo – era invece sugli scudi nei Paesi del socialismo reale. Il Nostro,
oltre ad essere apprezzato in Unione Sovietica, addirittura esordì come
voce enciclopedica nell'ex Repubblica Democratica Tedesca... in Italia se ne
accorsero solo un anno dopo(3)!
Coloro – al pari degli altri
«che sostenevano le grottesche pietre del Fosso Reale livornese essere
capolavori di Modigliani»(4)
– sono sempre stati combattuti fra il negare ogni validità alle opere
italiane degli anni Trenta e Quaranta, e contemporaneamente condannare l'Arte
di Realismo Socialista e lo zdanovismo, in modo da poter dimostrare l'uguaglianza
fascismo=stalinismo, e la loro immensa originalità cultural-politico-salottiera.
Ma con Valente hanno rischiato per un pelo di farlo passare da "antifascista",
ma poi si sono resi conto che era ben visto anche da Stalin (in specie il suo
Bertolt Brecht), e ciò non poteva tornare a vantaggio della suddetta
equivalenza! Intanto hanno preferito l'effetto patetico e ridicolo della propria
tacita impotenza intellettuale, insipio-imbelle quanto aureamente redditizia.
Antonio Valente fu uno dei
capi di quella rivoluzione architettonico-artistica che sconvolse il mondo dopo
secoli d'immobilismo, preconizzando il superamento dello stantio ovalismo e
della pacchianeria tondeggiante, a favore della razionalità geometrica
in diretto contatto con il cosmo. A Vienna Adolf Loos (1870-1933) aprirà
una memoranda campagna contro ogni forma di decorazione, equiparata ad un "crimine
estetico", dimostrando che un'architettura che sia veramente tale non abbisogna
di aggiunte ornamentali: non per niente mi sembra opportuno concludere il contributo
con le parole dell'immortale Sant'Elia:
Dopo il 700 non è più esistita nessuna architettura. Un balordo miscuglio dei più vari elementi di stile, usato a mascherare lo scheletro moderno, è chiamato architettura moderna. La bellezza nuova del cemento e del ferro viene profanata con la sovrapposizione di carnevalesche incrostazioni decorative che non sono giustificate né dalle necessità costruttive, né dal nostro gusto, e traggono origine dalle antichità egiziana, indiana o bizantina, e da quello sbalorditivo fiorire di idiozie e di impotenza che prese il nome di "neo-classicismo"(5).
Note
(1) AA.VV., Antonio
Valente, s.l. [Roma], s.d. [1978], 2ª ed.Torna
(2) V. anche dello
stesso Autore, Si è spento Antonio Valente maestro della moderna scenotecnica,
«Il Tempo», 1° luglio 1975.Torna
(3)
Allgemeine Lexikon der Bildenden Künstler des Zwanzigsten Jahrunderts (Redattore,
Hans Vollmer), Leipzig, 1961, 5° vol.; Enciclopedia dello Spettacolo
(Redattore capo, Francesco Savio), Roma, 1962, 9° vol. (Maria Teresa Muraro);
Filmlexikon degli autori e delle opere (Direttore, Floris Luigi Ammannati),
Roma, 1967, 7° vol. (Carlo AlbertoPeano); Grande Dizionario Enciclopedico,
4ª ed., Torino, 1992, 20° vol. (Paola Farinetti).Torna
(4)
Leggansi i seguenti studi: Valentino Brosio, Antonio Valente, sconosciuto
famoso, «Il Borghese», NN. 11-14/1990, pp. 687-688, 751-752,
815-816, 879-880; Paola Gardellini, Antonio Valente e il costume di scena,
«Bianco e Nero», N. 5-6/1978, pp. 86-111; Giuseppe Sprovieri,
Testimone di Antonio Valente, in «Teatro Contemporaneo»,
N. 1/1982, pp. 39-53.Torna
(5)
Antonio Sant'Elia, L'Architettura futurista. Manifesto dell'11 luglio
1914 (incipit) (in La nuova architettura e i suoi ambienti, Testi
e illustrazioni raccolti da Fillìa, Torino, 1985, p. 37).Torna
© Giovanni Armillotta, 1998