Ultimamente si è svolta
a Ginevra la 43.a sessione della Commissione Economica per l'Europa (UNECE),
alla quale è intervenuta anche l'Albania. Dopo il vertice di Belgrado
del febbraio scorso, è interessante informare sul discorso pronunciato
dal delegato albanese, Alfred Papuçiu – riportato da «Zëri
i Popullit» e «Bashkimi» – sugli aspetti
economici internazionali.
«Il periodo intercorrente
dalla 42.a sessione indica che le aspirazioni dei Paesi e dei Popoli della regione
per la stabilizzazione ed il miglioramento delle relazioni economico-commerciali
non sono state adempiute». Secondo Papuçiu, i fatti dimostrano
che la situazione si è aggravata a causa dell'influsso dei fattori negativi
economici e finanziari (i quali sono più evidenti alle borse valori),
e dell'aumento delle tendenze protezionistiche. «La modesta crescita del
valore di produzione si manifesta nuovamente nei Paesi occidentali come conseguenza
della loro politica di monopolizzazione dei prezzi e dei mercati, soprattutto
quelli delle materie prime»; anche per gli alleati dei Sovietici il commercio
estero non solo è insufficiente a coprire le necessità della riproduzione
economica, ma assorbe senza equivalenti una notevole e crescente parte del reddito
nazionale, approfondendo la dipendenza neo colonialistica dall'URSS.
«La discriminazione nelle
relazioni internazionali di carattere economico-commerciale, accentuatasi maggiormente,
viene considerata mezzo necessario per alleviare i pesi della crisi»,
parimenti il contenimento dei ritmi di sviluppo ha favorito l'aumento dei prezzi
di consumo, e l'inflazione ha segnato un'ulteriore tappa specialmente nei Paesi
meno sviluppati. «Instabilità della cartamoneta, grandi deficit
di bilancio, debiti interni ed esteri, infinite oscillazioni del cambio, sono
solo parte degli indici che influiscono negativamente sul progresso economico
in Europa e nel mondo». Dopo essersi soffermato sull'inasprimento delle
crisi che gravano l'economia dei Paesi debitori, Papuçiu ha aggiunto
che «lo sviluppo del commercio internazionale è ostacolato dall'incremento
delle misure protezionistiche da parte delle grandi multinazionali nei confronti
degli altri Stati, in particolare degli emergenti». Simultaneamente l'innalzamento
delle barriere tariffarie e non (per beni di determinati Paesi), l'esistenza
di mercati chiusi, ecc., «non permettono un andamento normale ed equilibrato
del commercio europeo», perciò l'Albania è sempre stata
ed è per «uno sviluppo uguale e costante dei rapporti economico-commerciali»,
essa si oppone «alla politica di discriminazione e di diktat», e
appoggia ogni passo costruttivo verso il miglioramento di queste relazioni.
Il governo albanese anche in
futuro accrescerà i propri tentativi per rafforzare ed estendere «la
collaborazione con i Paesi europei nel campo del commercio, trasporto, industria,
agricoltura, finanze, energia, tecnica e telecomunicazioni». La RPS d'Albania
intrattiene regolari contatti diplomatico-commerciali con 112 Stati sulla base
della parità, del rispetto della sovranità nazionale, della non
ingerenza e del reciproco vantaggio, senza permettere che tali rapporti influiscano
sia pure minimamente sull'indipendenza politica, collegata strettamente – nel
programma e nella pratica – con il raggiungimento dell'indipendenza economica.
© Giovanni Armillotta, 1998