Bibl.: «Avanti!», quotidiano nazionale di Roma, 28 giugno 1988

Giovanni Armillotta
L'ALBANIA CONTRO LE MISURE CHE FRENANO IL COMMERCIO MONDIALE

Ultimamente si è svolta a Ginevra la 43.a sessione della Commissione Economica per l'Europa (UNECE), alla quale è intervenuta anche l'Albania. Dopo il vertice di Belgrado del febbraio scorso, è interessante informare sul discorso pronunciato dal delegato albanese, Alfred Papuçiu – riportato da «Zëri i Popullit» e «Bashkimi» –  sugli aspetti  economici internazionali.
«Il periodo intercorrente dalla 42.a sessione indica che le aspirazioni dei Paesi e dei Popoli della regione per la stabilizzazione ed il miglioramento delle relazioni economico-commerciali non sono state adempiute». Secondo Papuçiu, i fatti dimostrano che la situazione si è aggravata a causa dell'influsso dei fattori negativi economici e finanziari (i quali sono più evidenti alle borse valori), e dell'aumento delle tendenze protezionistiche. «La modesta crescita del valore di produzione si manifesta nuovamente nei Paesi occidentali come conseguenza della loro politica di monopolizzazione dei prezzi e dei mercati, soprattutto quelli delle materie prime»; anche per gli alleati dei Sovietici il commercio estero non solo è insufficiente a coprire le necessità della riproduzione economica, ma assorbe senza equivalenti una notevole e crescente parte del reddito nazionale, approfondendo la dipendenza neo colonialistica dall'URSS.
«La discriminazione nelle relazioni internazionali di carattere economico-commerciale, accentuatasi maggiormente, viene considerata mezzo necessario per alleviare i pesi della crisi», parimenti il contenimento dei ritmi di sviluppo ha favorito l'aumento dei prezzi di consumo, e l'inflazione ha segnato un'ulteriore tappa specialmente nei Paesi meno sviluppati. «Instabilità della cartamoneta, grandi deficit di bilancio, debiti interni ed esteri, infinite oscillazioni del cambio, sono solo parte degli indici che influiscono negativamente sul progresso economico in Europa e nel mondo». Dopo essersi soffermato sull'inasprimento delle crisi che gravano l'economia dei Paesi debitori, Papuçiu ha aggiunto che «lo sviluppo del commercio internazionale è ostacolato dall'incremento delle misure protezionistiche da parte delle grandi multinazionali nei confronti degli altri Stati, in particolare degli emergenti». Simultaneamente l'innalzamento delle barriere tariffarie e non (per beni di determinati Paesi), l'esistenza di mercati chiusi, ecc., «non permettono un andamento normale ed equilibrato del commercio europeo», perciò l'Albania è sempre stata ed è per «uno sviluppo uguale e costante dei rapporti economico-commerciali», essa si oppone «alla politica di discriminazione e di diktat», e appoggia ogni passo costruttivo verso il miglioramento di queste relazioni.
Il governo albanese anche in futuro accrescerà i propri tentativi per rafforzare ed estendere «la collaborazione con i Paesi europei nel campo del commercio, trasporto, industria, agricoltura, finanze, energia, tecnica e telecomunicazioni». La RPS d'Albania intrattiene regolari contatti diplomatico-commerciali con 112 Stati sulla base della parità, del rispetto della sovranità nazionale, della non ingerenza e del reciproco vantaggio, senza permettere che tali rapporti influiscano sia pure minimamente sull'indipendenza politica, collegata strettamente – nel programma e nella pratica – con il raggiungimento dell'indipendenza economica.

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© Giovanni Armillotta, 1998