All'indomani dell'accordo di principio stipulato fra i capi delle diplomazie di Stati Uniti ed
Unione Sovietica, Shultz e Ševardnaze, sullo smantellamento dei missili a corto
e medio raggio in Europa, i più autorevoli organi di stampa albanesi
hanno espresso un giudizio negativo sull'avvenimento, non tralasciando di sottolineare gli ancor gravi problemi legati alla presenza di
immensi parchi bellici nel Continente e nel mondo.
Il 19 settembre, «Zërii Popullit» – organo del Partito del Lavoro – nell'articolo L'ottimismo
dei colloqui nordamericano-sovietici, dopo aver analizzato con dovizia di particolari i termini dell'intesa, mette in evidenza come le
conversazioni siano state «inficiate dalla presenza della forza militare
della NATO che attualmente ha allestito le più grandi manovre dalla II
Guerra mondiale, con lo scopo di combinare al meglio le azioni terra-aria per mezzo dei più moderni armamenti convenzionali». I
Sovietici, invece, vengono tacciati di malcelata ipocrisia in quanto «un'eventuale
ed auspicata proibizione generale degli esperimenti è stata salutata dal Cremlino con una nuova salva nucleare nel poligono di Semipalatinsk».
L'articolo esprime la convinzione che le superpotenze non vedono affatto
pregiudicati i loro interessi generali, ed egualmente dominano la produzione e i mercati bellici: «La distruzione di un tipo o di una
categoria di missili non riduce assolutamente il pericolo di guerra atomica, sia
pure accidentale [...] la minaccia di conflagrazione ultima, con la quale le superpotenze s'impongono su Popoli e Paesi, continua ad essere
viva [...] le altre armi di sterminio di massa, chimiche e batteriologiche,
permangono, com'anche gli arsenali, di effetto distruttivo immediato».
Infine, con accenti pessimistici, si rileva la mancata cessazione dei
preparativi di guerra, ironizzando sulla portata storica delle conclusioni diplomatiche.
Il quotidiano
del Fronte Democratico, «Bashkimi», esamina il linguaggio
comune di Stati Uniti ed Unione Sovietica, cercando di individuare le ragioni
che hanno indotto a concludere l'accordo, quali «la demagogia necessaria
alla risoluzione dei problemi interni ed esterni, le difficoltà economiche e militari» e la limitatezza del documento che «abbraccia
unicamente il 3-4% delle riserve nucleari dei firmatari». Inoltre il giornale critica duramente le decisioni del segretario alla Difesa,Weinberger, sulla realizzazione di quattro grandi progetti
nell'ambito del programma per la militarizzazione dello spazio cosmico, e le
costanti manovre delle truppe del Patto di Varsavia, «movimenti
emblematici dello spirito guerrafondaio che prevale nei governi sovietico e statunitense».
Per finire, «Luftëtari»,
periodico dell'Esercito Popolare, pone in primo piano alcune contraddizioni
venute a galla a Washington, fra queste «i 72 missili Pershing1-A installati in territorio tedesco-federale e non inclusi nei
colloqui, nonostante le pressioni sovietiche», e il controllo delle armi
convenzionali, nucleari e chimiche, atteso «senza prendere alcuna misura concreta».