Bibl.:«Avanti!», quotidiano nazionale di Roma, 2 ottobre 1987

Giovanni Armillotta
L'ACCORDO USA-URSS SUGLI EUROMISSILI NON CONVINCE TIRANA

All'indomani dell'accordo di principio stipulato fra i capi delle diplomazie di Stati Uniti ed Unione Sovietica, Shultz e Ševardnaze, sullo smantellamento dei missili a corto e medio raggio in Europa, i più autorevoli organi di stampa albanesi hanno espresso un giudizio negativo sull'avvenimento, non tralasciando di sottolineare gli ancor gravi problemi legati alla presenza di immensi parchi bellici nel Continente e nel mondo.
Il 19 settembre, «Zërii Popullit» – organo del Partito del Lavoro – nell'articolo L'ottimismo dei colloqui nordamericano-sovietici, dopo aver analizzato con dovizia di particolari i termini dell'intesa, mette in evidenza come le conversazioni siano state «inficiate dalla presenza della forza militare della NATO che attualmente ha allestito le più grandi manovre dalla II Guerra mondiale, con lo scopo di combinare al meglio le azioni terra-aria per mezzo dei più moderni armamenti convenzionali». I Sovietici, invece, vengono tacciati di malcelata ipocrisia in quanto «un'eventuale ed auspicata proibizione generale degli esperimenti è stata salutata dal Cremlino con una nuova salva nucleare nel poligono di Semipalatinsk». L'articolo esprime la convinzione che le superpotenze non vedono affatto pregiudicati i loro interessi generali, ed egualmente dominano la produzione e i mercati bellici: «La distruzione di un tipo o di una categoria di missili non riduce assolutamente il pericolo di guerra atomica, sia pure accidentale [...] la minaccia di conflagrazione ultima, con la quale le superpotenze s'impongono su Popoli e Paesi, continua ad essere viva [...] le altre armi di sterminio di massa, chimiche e batteriologiche, permangono, com'anche gli arsenali, di effetto distruttivo immediato». Infine, con accenti pessimistici, si rileva la mancata cessazione dei preparativi di guerra, ironizzando sulla portata storica delle conclusioni diplomatiche.
Il quotidiano del Fronte Democratico, «Bashkimi», esamina il linguaggio comune di Stati Uniti ed Unione Sovietica, cercando di individuare le ragioni che hanno indotto a concludere l'accordo, quali «la demagogia necessaria alla risoluzione dei problemi interni ed esterni, le difficoltà economiche e militari» e la limitatezza del documento che «abbraccia unicamente il 3-4% delle riserve nucleari dei firmatari». Inoltre il giornale critica duramente le decisioni del segretario alla Difesa,Weinberger, sulla realizzazione di quattro grandi progetti nell'ambito del programma per la militarizzazione dello spazio cosmico, e le costanti manovre delle truppe del Patto di Varsavia, «movimenti emblematici dello spirito guerrafondaio che prevale nei governi sovietico e statunitense».
Per finire, «Luftëtari», periodico dell'Esercito Popolare, pone in primo piano alcune contraddizioni venute a galla a Washington, fra queste «i 72 missili Pershing1-A installati in territorio tedesco-federale e non inclusi nei colloqui, nonostante le pressioni sovietiche», e il controllo delle armi convenzionali, nucleari e chimiche, atteso «senza prendere alcuna misura concreta».

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© Giovanni Armillotta, 1998